Esposizione nelle Sale d’Avalos del Palazzo Ducale fino al 31 luglio 2021
Sono passati sessant’anni da quando Cesare Brandi – storico dell’arte e accademico di origine senese, noto per aver fondato e diretto l’Istituto Centrale del Restauro e per gli studi condotti sulla disciplina – pubblicò Pellegrino di Puglia, con la casa editrice Laterza di Bari.
Corredato con fotografie di Angelo Ambrosini, il volume raccontava il viaggio dello studioso tra le strade, i paesaggi e le città pugliesi; a questa pubblicazione, seguirono altre due edizioni, una del 1977 con fotografie di Enzo Crea, e la seconda del 1979 con immagini dell’artista Renato Guttuso.
Sul solco del primo libro e della sua costante spinta al viaggio, Brandi nel 1968 mandò in stampa Martina Franca, dedicato alla città della Valle d’Itria che a più riprese, già nel ’56 e ancora nel ’67, aveva definito un piccolo «miracolo». Il volume, in lavorazione da luglio 1966, era stato realizzato su proposta e sollecito del tarantino Antonio Rizzo, con il quale i carteggi intrattenuti sono ordinati e editi in una recente ristampa del testo (2019).
È questa la storia che, seppur delineata sopra nei suoi caratteri essenziali e privata di interessanti e necessari dettagli, è raccontata nelle Sale d’Avalos del Palazzo Ducale di Martina Franca, che fino al 31 luglio 2021 ospitano la mostra Pellegrino 60, curata dal comitato omonimo.
L’esposizione è introdotta, nella seconda sala, dall’installazione luminosa omaggio a Cesare Brandi, Dal Pellegrino di Puglia al Martina Franca realizzata da Giulio De Mitri (2020). L’opera è costituita da due pannelli luminosi: quello di sinistra propone trulli con porte aperte attraverso le quali, in un effetto di negativo, si intravedono paesaggi tipici pugliesi; quello di destra è costellato da sagome di farfalle, unite alle parole di Brandi «è questo meraviglioso sperdersi e ritrovarsi al punto di prima, e sperdersi ancora e ritrovarsi di nuovo, come in quei sogni». Il tutto è realizzato sulle tonalità del blu, cifra tipica dell’artista tarantino, che vuole rendere visibile, come lo stesso De Mitri scrive, la «simultanea alternanza del giorno e della notte» e il concetto dell’anima mundi.
Dopo questo impatto straniante, nelle sale successive si entra nel cuore della mostra documentale, con riproduzioni di articoli di giornale, fotografie, copertine delle varie edizioni dei volumi, disegni, telegrammi, lettere. E ciò restituisce a vista non solo il frenetico clima degli anni Sessanta e l’attenzione catalizzata da Brandi sulla Puglia e su Martina Franca, ma anche il lavoro di ricerca condotto in questi anni per il riordino e la sistemazione del materiale – in alcuni casi, fino all’inaugurazione dell’esposizione, ancora inedito.
Interessanti, senza dubbio, sono anche le testimonianze di un’attenzione per Taranto e nello specifico per la salvaguardia della città vecchia, come attestato dalla lettera al Sindaco del Comitato cittadino – presieduto da Antonio Rizzo e che radunava personalità tarantine di spicco – e dalla tavola rotonda del novembre del 1969 che vide la partecipazione, insieme a Rizzo, di Cesare Brandi, Giorgio Bassani e Giulio Carlo Argan. E pure non mancò il supporto di diverse autorità culturali, tra cui Giuseppe Ungaretti; nella sua lettera, affiancata in mostra alla fotografia del convegno, si leggono sentimenti di sorpresa, commozione e familiarità nei confronti della Taranto, non vecchia come era (ed è) diffusamente definita, ma della «Taranto più giovane», che tale auspicava rimanesse.
A conclusione del percorso espositivo, si ricorda la giornata di studi “Omaggio a Cesare Brandi” del febbraio 1982, con interventi di Maurizio Calvesi, Leone Piccioni e Vittorio Rubiu.
Pellegrino 60, dunque, restituisce parte della memoria storica di un territorio che, seppure potrebbe dirsi “periferico”, non era certo esente, anzi era protagonista di un vivo dibattito critico, a conferma di quello che, nella lettura che Enrico Crispolti ha fornito del sistema dell’arte contemporanea, è definito «rapporto dialettico tra centro e periferia».
In un panorama in cui pullulano mostre blockbuster ed esperienziali, organizzate quasi esclusivamente per staccare tickets, una mostra che racconta e documenta, seppure nei limiti che l’allestimento presenta, un’esperienza che ha segnato la storia della sua città è sicuramente d’apprezzare e prendere da esempio.
Rosanna Carrieri
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Foto in alto: Giulio De Mitri, Dal Pellegrino di Puglia al Martina Franca, omaggio a Cesare Brandi, installazione luminosa, 2020, seconda sala della mostra Pellegrino 60, Martina Franca, Palazzo Ducale, Sale d’Avalos
Uno dei pannelli d’ingresso della mostra Pellegrino 60, Martina Franca, Palazzo Ducale, Sale d’Avalos
Riproduzioni delle copertine di Pellegrino di Pugliae di Martina Franca, pannello della mostra Pellegrino 60
Sale della mostra Pellegrino 60, Martina Franca, Palazzo Ducale, Sale d’Avalos
Sale della mostra Pellegrino 60, Martina Franca, Palazzo Ducale, Sale d’Avalos
Un pannello della mostra Pellegrino 60, Martina Franca, Palazzo Ducale, Sale d’Avalos