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Religione - 21 Gen 2024

“L’Ecumenismo non è il pallino o la fissa di pochi”

“Esso è una dimensione costitutiva del pensiero, del sentire e dell’azione delle comunità e dei singoli”. Intervento di don Michele Arcangelo Martina in occasione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 2024


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Le divisioni tra i cristiani iniziarono già nel I secolo, tuttavia, le fratture più profonde in venti secoli di storia della Chiesa sono state il Grande Scisma tra Chiesa di Costantinopoli e Chiesa di Roma nel 1054 e la Riforma protestante a partire dal XVI secolo. Pertanto, il cammino ecumenico mira a creare un progetto condiviso per una nuova unità tra tutti i fedeli cristiani delle diverse chiese (ortodossi, protestanti, cattolici, ecc.) che hanno in comune la fede nella Trinità: Dio Padre, Dio Gesù Cristo e Dio Spirito Santo.

«Tutto ciò è estremamente importante e di fondamentale significato per l’attività ecumenica. Ne risulta inequivocabilmente che l’ecumenismo, il movimento a favore dell’unità dei cristiani, non è soltanto una qualche “appendice”, che s’aggiunge all’attività tradizionale della Chiesa. Al contrario, esso appartiene organicamente alla sua vita e alla sua azione e deve, di conseguenza, pervadere questo insieme ed essere come il frutto di un albero che, sano e rigoglioso, cresce fino a raggiungere il suo pieno sviluppo» (Lettera Enciclica Ut Unum Sint di Giovanni Paolo II sull’impegno ecumenico, 25.05.1995, n. 20).

Le divisioni tra i cristiani sono una realtà molto negativa, sia all’interno della Chiesa sia al suo esterno. Infatti, sono uno scandalo, che indebolisce la testimonianza e l’annuncio del Vangelo, ch’è gioia e salvezza per tutti; impediscono che la Chiesa stessa attui la pienezza della cattolicità nella visibilità concreta dei suoi battezzati; l’universalità propria della Chiesa trova un ostacolo per la sua piena realizzazione nella storia; recano grave danno anche alla testimonianza che i cristiani sono impegnati a proporre ai non cristiani (cfr. Decreto conciliare sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio promulgato da Paolo VI, 21.11.1964). «È doloroso che in questa situazione i cristiani perdano parte della loro spinta missionaria ed evangelizzatrice a causa delle divisioni che minano la loro vita interna e riducono la loro credibilità apostolica» (Pont. Consiglio per l’unità dei cristiani, Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo, 25.03.1993, Presentazione).

Cosa fare dunque per l’unità dei cristiani? Sono necessari: un rinnovamento-conversione permanente della Chiesa in una accresciuta fedeltà alla sua identità-vocazione per condurre una vita più conforme al Vangelo, poiché è l’infedeltà delle membra al dono di Cristo a causare le divisioni; la preghiera in comune, la conversione del cuore e la santità della vita; la reciproca conoscenza amorevole, seria, obiettiva, caratterizzata da vera stima, ascolto, dialogo e apprezzamento positivo, superando l’ignoranza e i pregiudizi; la formazione ecumenica permanente dei fedeli e specialmente dei presbiteri; il dialogo e lo studio condiviso tra i teologi e gli incontri pratici tra i cristiani delle differenti Chiese e comunità; la cooperazione tra cristiani nei diversi ambiti e progetti a servizio della gente e delle varie realtà delle società.

L’unione con Cristo è allo stesso tempo unione con tutti gli altri ai quali egli si dona. Io non posso avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi. La comunione mi tira fuori da me stesso verso di lui, e così anche verso l’unità con tutti i cristiani. Pertanto, il cammino ecumenico di tutte le Chiese cristiane ancora divise è un’esigenza essenziale della nostra fede, un “requisito” che nasce dall’essere discepoli di Cristo, un “cammino irreversibile”, non opzionale (cfr. Papa Francesco, Discorso alla Delegazione ecumenica della chiesa luterana di Finlandia, 19.01.2019).

Concludendo allora l’ecumenismo non è il pallino o la fissa di pochi! Esso è una dimensione costitutiva del pensiero, del sentire e dell’azione delle comunità e dei singoli.

don Michele Arcangelo Martina
Delegato diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso

 

In foto: don Michele Arcangelo Martina