Appuntamento domani, 29 giugno, alle 18.30, presso la Fondazione Palmieri
Dopo la performance inaugurale “WAP World after Plastic” di Massimiliano Manieri e Piermatteo Vantaggiato per l’opening day della mostra “Intra Mundi: legami, transiti e approdi di un presente imperfetto”, curata da Dores Sacquegna presso la Fondazione Palmieri a Lecce (vico Dei Sotterranei, dietro il Duomo), “Primo Piano LivinGallery” presenta al pubblico uno dei geniali protagonisti pugliesi: Tarshito (architetto Nicola Strippoli), tra interventi dialettici, visivi e sonori. L’incontro-confronto (finissage), si terrà domani, martedì 29 giugno, alle 18.30, alla presenza dell’assessore alla Cultura, Fabiana Cicirillo.
Con “Autoritratto: l’artista come un viandante”, Tarshito (in foto), presenterà la sua storia artistica maturata dagli incontri con grandi maestri spirituali – tra cui il maestro indiano Osho Rajneesh che gli affidò il nome sanscrito di Tarshito, ovvero “sete di conoscenza interiore” – e in anteprima a Lecce “Il sentiero del Viandante innamorato”, un rotolo di circa 11 metri, una tela grezza dipinta tra il 2017 e il 2018 e in collaborazioni tra artigiani e tribù indigene di vari luoghi, tra cui Messico, Nepal, India, Marocco e Perù.
Tarshito, si pone al pubblico come messaggero di pace e amore e nel centro del suo mandala psichico, ritroviamo il pensiero che attraversa il sogno, l’immaginazione che non preclude scenari virtuali, l’incontro con l’altro, in cui vengono trascesi i vincoli spazio-temporali, il tempo che congiunge il sensibile con l’intellegibile, il qui ed ora con l’eterno. Tarshito lo ricordiamo come fondatore della Galleria Speciale a Bari negli anni’80 che collabora con artisti e progettisti di fama internazionale come, tra gli altri, Mario Merz e Nanda Vigo, e lo ritroviamo oggi con un progetto ancora più immersivo e plurale nel suo Villaggio Speciale a Mungivacca (Bari) dove realizza ed espone le sue immense opere, collabora e tiene seminari, performance con il mondo. Le sue opere sono in importanti collezioni privati, museali e istituzionali.
Il suo mundus imaginarium, è fatto di figure e animali antropomorfi e archetipi, ma anche di oggetti sacri come anfore-pesci, tamburi-radici e strumenti rituali e musicali, che si innestano come estensori tra chi offre e chi riceve, mettendo in gioco il principio di unicità e funzionalità. Nella collettiva Intra Mundi è presente con tre opere tra cui: “Holy Geographic Tree”, due alberi geografici sacri in cui l’artista connette la geografia dei luoghi alla natura sacra dell’albero e realizzati con pittura su tessuto, foglia d’oro e ricamo (in collaborazione, tra gli altri, con le ricamatrici del Bangladesh) e la scultura in ceramica smaltata “Una sola terra, una sola umanità”, che sancisce l’unione simbolica della madre Terra con Dio.
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