Le opere dello scultore e maestro leccese in mostra al Convitto Palmieri fino al 30 settembre
Una mostra nelle sale al primo piano del Convitto Palmieri mette in luce l’opera del leccese Antonio d’Andrea (1908-1955), scultore e maestro del ferro battuto. Proposti in allestimento manufatti e suppellettili in ferro, oltre a documenti, fotografie, progetti e articoli dell’artista – occasionalmente anche pubblicista – per presentarlo al pubblico attraverso uno studio a tuttotondo sulla sua figura. L’inaugurazione, avvenuta lo scorso 13 aprile, è infatti stata preceduta da una giornata di studio sull’artista.
L’esposizione, dal titolo “Antonio D’Andrea. Arte artigianato progetto”, è stata curata da Brizia Minerva, Michele Afferri e Antonio Marrazza. Promossa dal Polo Biblio-museale di Lecce, dalla Regione Puglia, dalla Provincia e dal Teatro Pubblico Pugliese, con la collaborazione di Confartigianato, potrà essere visitata fino al 30 settembre 2022.
Nella sempre più dilagante – quasi monotematica – narrazione dedicata alla Lecce barocca, forse ancora troppo poco spazio è stato rivolto, nello studio e nelle esposizioni, alle pur pregevoli opere negli stili liberty e modernista di inizio Novecento di cui la città è ricca e, ancor meno, agli arredi e alle suppellettili di questo genere. Vengono in mente, per fare qualche esempio, i bracci reggi lampione zoomorfi e relative lanterne del Palazzo delle Poste di Piazza Libertini, eseguiti dalla ditta Agostinelli, tra il 1926-27, o la pensilina dell’Hotel Risorgimento, realizzata da Nino Lodi nei primi decenni del secolo scorso, o ancora i lampadari di Santa Croce eseguiti da Vito Bascià nella prima metà degli anni Trenta.
Relegata spesso nella subalterna categoria di arti minori e confinante con l’ambito dell’artigianato, quella della lavorazione del ferro è un’arte a pieno titolo e di indubbia dignità e che possiede inoltre una lunga storia nella città.
Gli scavi diretti dal professor Francesco D’Andria in Piazzetta Lucio Epulione portano lo stesso, nel 2004, ad attestare il rinvenimento di una bottega per la lavorazione del ferro di epoca romana e, Claudio Giardino e Alessandro Quercia, nel 2008, scrivono che è possibile ipotizzare che la lavorazione dei metalli sia avvenuta nella stessa area già tra il IV e il III secolo a.C..
In uno studio del 1991, inoltre, Marina Bozzi-Corso cita un articolo del 1933 di Nicola Vacca, “Professioni e mestieri a Lecce nel 1700”, in cui l’autore, dalle notizie catastali del 1755, ricava che molti esercitanti il mestiere di ferrari, svolgevano questa professione nell’isola dei ferrari, demolita nel 1900 per far posto alla Banca d’Italia e alla Piazza di S. Chiara. Secondo la studiosa, che ripercorre la tradizione della lavorazione del ferro a Lecce, quella di D’Andrea è una personalità che ha fortemente contribuito in Terra d’Otranto al passaggio da bottega a scuola.
Antonio D’Andrea nasce a Lecce il 23 luglio 1908 da genitori napoletani (Consolato e Giuseppina Ciancio). Frequenta il Ginnasio «Palmieri» di Lecce, ma abbandona gli studi dopo la terza classe per dedicarsi alle proprie inclinazioni artistiche. Si iscrisse, nel 1921, alla R. Scuola artistica-industriale «Giuseppe Pellegrino» di Lecce, indirizzandosi alla scultura e prediligendo la lavorazione del ferro battuto, ottenendo risultati lodevoli. Fu scelto, peraltro, per partecipare ai viaggi-premi (istituiti per i meritevoli dal Ministero dell’Economia Nazionale) per Monza, Milano, Firenze dove erano tenute Esposizioni Internazionali d’arte.
Nel contempo, prese parte a diversi concorsi banditi da Riviste di arte e dalla stessa Scuola Artistica, ottenendo premi, diplomi e menzioni onorevoli di bozzetti, progetti e disegni di opere di scultura in ferro battuto, emergendo già come abile artista. Nel 1925 si diploma col massimo dei voti e rinuncia al premio in denaro in favore dei compagni bisognosi. Si trasferisce dapprima a Bologna per frequentare il R. Liceo Artistico, lavorando anche nella Bottega d’Arte del professor Walter Lodi, e poi a Roma, dove frequenta il R. Museo Artistico Industriale con il maestro Alberto Gerardi, nonché le lezioni di scultura del professor Biagini, ottenendo un lusinghiero attestato dal Commissario governativo al R. Museo. Per tutto il corso della sua carriera, partecipa a mostre, fiere ed eventi espositivi di rilievo nazionale e non (Torino, Galatina, Lecce, Bari, Francavilla Fontana, Tripoli, Firenze).
Negli anni Trenta si ristabilisce a Lecce dove apre la sua prima bottega ed è chiamato ad organizzare la sezione Ferro Battuto della Scuola d’Arte Gioacchino Toma di Galatina. Nell’ottobre del 1937 è nominato capo officina della sezione Ferro Battuto presso la Regia Scuola d’Arte di Lecce. L’anno seguente fonda a Lecce la sua bottega in via Monte Pasubio, luogo d’incontro e di riferimento per poeti, artisti e critici d’arte: Geremia Re, Lino Suppressa, Michele Massari, Mario Palumbo, Temistocle De Vitis, Vittorio Pagano, Aldo Calò, Vittorio Bodini; tra i più importanti nomi della cultura locale di quegli anni. D’Andrea diviene titolare della cattedra leccese nel 1939, insegnandovi fino al 1954, anno in cui viene nominato direttore dell’Istituto d’Arte di Galatina. La sua precoce scomparsa l’anno seguente interrompe il suo percorso artistico.
Tra la selezione di opere proposte in mostra – molte delle quali provenienti dalla collezione permanente del Museo Castromediano, mentre altre appartenenti alla collezione della famiglia dell’artista – vi sono una Lampada pensile (1945-55 ca), una Sedia (1945-55 ca) in ferro battuto, una pregevole griglia copritermosifone (1954) che presentano quella «ineguagliabile leggerezza di intrecci» – per usare le parole del Foscarini – e una serie di opere in rame sbalzato e cesellato.
Una serie di disegni ripercorre le storie della vita di San Francesco (1949-50), mentre altri bozzetti su carta di alcuni candelieri, provenienti dall’archivio della famiglia, prendono forma nella restituzione in ferro ad opera di Daniele Dell’Angelo Custode di due dei progetti.
Viene presentata in esposizione una monografia con testimonianze di personaggi di rilievo tra cui Argan, Aldo Calò e Giacinto Spagnoletti, dedicatagli nel 1972 da Elio Filippo Accrocca. Molte attenzioni sono state rivolte dalla critica all’artista: nel 1986 Clara Gelao scrive il regesto bibliografico per il Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani.
D’Andrea si presenta infatti come uno dei protagonisti del periodo del ritorno all’ordine e dell’aggiornamento culturale di Lecce e del Salento tra le due guerre. La sua è un’arte che plasma e modella attraverso il fuoco e che supera il fare artigiano passando dagli stilemi dell’art nouveau, alla rivisitazione di motivi barocchi, per giungere a forme più sobrie.
Una mostra certamente da visitare per rivolgersi alla città con uno sguardo più attento ad un passato a noi prossimo e interrogarsi su prospettive alternative di studio e conoscenza del territorio.
Alessandra Roselli
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Foto in alto: A. D’Andrea, Specchio, 1950-55 ca, ferro battuto; A. D’Andrea, Lampada tavolo con segni dello zodiaco, 1945-55 ca, ferro battuto, cm 71×51
Inaugurazione della mostra “Antonio D’Andrea. Arte artigianato progetto” 13 aprile 2022
A. D’Andrea, Candelabro a tre luci con tre uccellini, 1949, ferro battuto, cm 44,5×71,5×5
A. D’Andrea, Lampada pensile, 1945-55 ca, ferro battuto, cm 184x38x24
A. D’Andrea, Griglia copritermosifone, 1954, ferro battuto, cm 100x60x20
Locandina