Intervento di Emanuele Fina in vista della Conferenza di Servizi sulla Bradanico-Salentina
Dopo decenni di stallo, qualcosa sembra muoversi a proposito della Bradanico-Salentina. Anas ha convocato una Conferenza di Servizi per il prossimo 29 gennaio, invitando i Comuni interessanti. Meno nota ma non per questo meno importante della Salerno-Reggio Calabria o della “nostra” 275 Maglie-Leuca, la Bradanico-Salentina rappresenta molto più di una delle tante infrastrutture incompiute di questo Paese. Essa costituisce l’arteria vitale per l’effettiva realizzazione del Grande Salento così come immaginato, in ultimo, dal protocollo d’intesa “Terra d’Otranto: dalle radici il futuro” siglato, nel novembre 2020, dalle Provincie di Lecce, Brindisi, Taranto, dai tre Comuni capoluogo e dall’Università del Salento. Un’infrastruttura in grado di connettere in maniera diretta, veloce le città di Lecce e Taranto ed i rispettivi territori e, più in generale, l’intera area ionico-salentina con la Basilicata, la Calabria e quindi il versante tirrenico dell’Italia rafforzando il ruolo strategico della penisola salentina nel Mediterraneo.
Se immaginiamo di zumare l’analisi appaiono più evidenti anche i benefici che l’opera apporterebbe al nostro territorio, quella porzione di Nord Salento che accoglie i Comuni compresi tra Lecce e Taranto, particolarmente depressa dal punto di vista socio-economico-culturale.
Lo studio Infodata (Il Sole 24 Ore) ci dice che dal 2012 al 2022 la Puglia ha perso 130mila residenti, e il fenomeno è destinato a continuare anche nei prossimi anni. Il Salento, naturalmente, non fa eccezione ed infatti il calo demografico degli ultimi 5 anni è come se avesse cancellato una città delle dimensioni di Galatone. Siamo sempre meno e sempre più vecchi perché chi resta incontra mille difficoltà per creare famiglia e sempre più giovani lasciano i nostri paesi per cercare lavoro e futuro altrove.
Una dinamica dagli effetti devastanti: chiudono le scuole, gli uffici postali, gli sportelli bancari, i presidi sanitari e di sicurezza, le attività commerciali, langue la vita socio-culturale, cresce a dismisura il numero di case disabitate in uno scenario che diviene sempre più spettrale, soprattutto al calar della sera. Sono Comuni “gravemente malati, soffrono di desolazione”, per dirla con le parole di Franco Arminio in “Vento forte tra Lacedonia e Candela”.
È un trend nazionale, si obietterà. Vero, il calo demografico e il conseguente invecchiamento della popolazione sono il principale problema strutturale con cui l’Italia deve urgentemente fare i conti se vuole salvaguardare la sua sostenibilità macroeconomica nel futuro prossimo, ma lo spopolamento è un fenomeno che colpisce in maniera più netta il Mezzogiorno e l’estremo Sud dove maggiori sono le difficoltà determinate dall’interazione di fattori culturali, economici, infrastrutturali.
C’è un dato dello studio Infodata, però, su cui è necessario porre attenzione anche nella discussione che si sta animando in queste ore sulla Bradanico-Salentina: soffrono meno o addirittura ne beneficiano i Comuni prossimi al capoluogo come Lequile, Lizzanello, Arnesano, Cavallino, Surbo interessati da un’espansione urbanistica rivolta ad un’utenza interessata a trasferirsi in città a condizioni economiche più accessibili oltre che all’indotto di studenti e lavoratori dell’Università del Salento, del tessuto aziendale e degli uffici pubblici.
È il destino di quei Comuni che i demografi definiscono “Italia di mezzo”, territori non troppo isolati per essere considerate zone interne a bassa intensità demografica ma neanche tanto sviluppati per diventare aree urbanizzate e attrattive. Una terra di mezzo, quindi, che rischia di perire sotto la sua condizione di eterna incompiutezza.
Affondano in questa condizione l’urgenza, il dovere comune, la responsabilità politica di affrontare la discussione sul completamento della Bradanico-Salentina con uno sguardo dall’alto, una visione “comune tra Comuni” ed una logica di sviluppo territoriale condiviso mettendo da parte ogni rigurgito campanilistico che condannerebbe tutti ad un triste destino di desertificazione socio-economica.
Un collegamento veloce con il capoluogo, infatti, può rappresentare un disincentivo per chi sceglie di trasferirsi a Lecce per motivi di studio o di lavoro dal momento che è inaccettabile impiegare mezz’ora ed oltre per percorrere appena 20 km con i rischi e i costi del caso. Ne trarrebbe beneficio il mercato immobiliare oggi caratterizzato da migliaia di abitazioni disabitate, invendute, sfitte, annerite dallo smog della enorme mole di traffico quotidiano della SS 7ter e per questo con prezzi costantemente in calo. Ne trarrebbero beneficio l’ambiente e la qualità di vita grazie al minor inquinamento acustico e atmosferico. Ne trarrebbero beneficio le nostre aziende che potrebbero contare su una via di collegamento veloce con il versante tirrenico dell’Italia in aggiunta o in alternativa a quello adriatico. Ne trarrebbe beneficio il commercio locale che si regge su chi il paese lo vive quotidianamente e non di certo su chi lo attraversa di passaggio.
Appaiono paradossali e fuori dal tempo, allora, le osservazioni di chi vede nella Bradanico-Salentina o in un itinerario della stessa che non tocchi da vicino il proprio Comune un pericolo per il proprio sviluppo. È vero esattamente il contrario. Lo si chieda ai nostri vicini leveranesi se la circonvallazione che collega Lecce a Porto Cesareo, di recente realizzazione, ha rappresentato un vulnus per la Leverano Doc e l’economia del paese in generale; lo si chieda ai Comuni della Valle d’Itria se la superstrada ha compromesso il loro sviluppo turistico o non è stato un vantaggio; lo si chieda ai Comuni dell’hinterland di Milano se la presenza di collegamenti adeguati li abbia danneggiati o favoriti; lo si chieda a tutti quei Comuni italiani isolati dal resto del Paese se non preferirebbero un’altra condizione.
Quanto al progetto che si discuterà a Bari in Conferenza dei Servizi, è indubbio che una superstrada a doppia carreggiata (Strada di tipo B), come il tratto già esistente, sarebbe la soluzione più adeguata per sopportare l’enorme mole di traffico che transita su questa direttrice e quindi per assolvere al meglio la funzione stessa per cui è stata pensata. È necessario, pertanto, richiamare l’attenzione del Nucleo di valutazione regionale sulla decisione di escludere il progetto della quattro corsie dall’elenco delle opere prioritarie, così come già deliberato dal Consiglio regionale pugliese con l’approvazione della mozione 71 del 5 luglio 2022 a firma del consigliere Paolo Pagliaro. In subordine, qualora questo non fosse uno scenario realizzabile oggi, l’urgenza dell’opera ci impone di valutare anche la soluzione a singola carreggiata e doppia corsia con tutte le misure ingegneristiche possibili per renderla sicura e scorrevole.
Tra le tre alternative progettuali da valutare in Conferenza dei Servizi, a mio avviso, la numero 3 (linea azzurra), vale a dire quella che prevede il passaggio a sud di Novoli e Villa Convento, è la più indicata per tre ragioni: è più economica, passa su terreni incolti, si innesta più a Sud sulla tangenziale di Lecce, più in prossimità del complesso Ecotekne, dell’ospedale Vito Fazzi, delle Superstrade Lecce-Maglie e Lecce-Gallipoli ampliando così l’area di influenza anche ai Comuni del centro leccese.
Le tre alternative progettuali
La complessità delle sfide della modernità, le ristrettezze economiche dei Comuni, la competizione dei territori su scala nazionale ed internazionale ci impongono di ri-pensarci come territorio, di pianificare congiuntamente, di agire in sinergia per ottimizzare l’uso delle risorse, per implementare servizi più efficienti e quindi migliorare la competitività dell’intera area e la qualità della vita di tutti i cittadini.
Questa è la visione con cui, a mio avviso, dovremo presentarci in Conferenza dei Servizi il prossimo 29 gennaio a Bari: coesi, forti dell’unità di intenti per chiedere tempi celeri per la realizzazione di un’infrastruttura che attendiamo, a caro prezzo, da troppi decenni.
Chi terrà basso lo sguardo sul proprio orticello pensando così di tutelarne gli interessi, magari anche a spese dei vicini, starà ispirando la sua azione politica ad una sorta di autarchia che ha poco di moderno e molto di antico e che condannerà all’irrilevanza non solo gli altri Comuni ma anche il proprio.
Emanuele Fina
Consulente finanziario
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Foto in alto: Bradanico-Salentina, il tratto già esistente a quattro corsie (San Pancrazio-Manduria)
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