Piano di monitoraggio del lupo nel Salento della Provincia di Lecce, con la contestuale divulgazione di atteggiamenti e comportamenti corretti da assumere rispetto al nuovo scenario, in particolare per chi possiede animali da reddito, da lavoro e da affezione, e per tutti gli amanti dell’outdoor. Questi dati e il vademecum per costruire una serena convivenza tra uomo e lupo sono stati presentati nella mattinata di oggi, venerdì 25 ottobre 2024, negli spazi di Palazzo Adorno a Lecce, dal presidente della Provincia Stefano Minerva, assieme al vicepresidente con delega ad Ambiente e Paesaggio, Fabio Tarantino, e dal biologo di fauna selvatica, Giacomo Marzano, coordinatore dello studio. Presenti, inoltre, il consigliere provinciale con delega ad Agricoltura e Parchi, Paolo Greco, il dirigente del servizio Tutela e Valorizzazione ambientale, Fernando Moschettini, e il comandante della Polizia provinciale, Alessandro Guerrieri.
“È tornato nel Salento – ha dichiaro Stefano Minerva – un abitante che mancava da tempo. Siamo stati il primo ente pubblico a costruire una cornice istituzionale per abituare e riabituare le persone ad avere un rapporto con il lupo, rendendoci conto che da un lato questo animale veniva visto come il male assoluto, dall’altro, invece, mancava, una conoscenza approfondita su di lui. Proprio in ragione di ciò abbiamo voluto uno studio prima, incaricando per questo un biologo di fama nazionale, commissionando un monitoraggio che studiasse la presenza, le zone, gli spostamenti, lo stile di vita di questo straordinario animale, ed approntare poi un vademecum per costruire una mappa di norme comportamentali. Da qui a breve, poi, partiranno una serie di iniziative sul territorio per presentare il lavoro, soprattutto nelle sedi degli Enti Parco che hanno contribuito alla realizzazione di tutto questo. Non tralasciando, anche, un ragionamento da fare assieme alla Regione, oltre ad una serie di incontri da tenere nei Comuni per presentare il vademecum. Ed il monitoraggio presentato oggi, sarà costantemente implemenatato nel corso del tempo”.
Promosso nel 2020 dalla Provincia di Lecce, il monitoraggio ha inglobato anni di ricerca sulla presenza di questo animale a partire dal 2014, e si è arricchito con la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa con gli Enti Parco. Ciò ha permesso un coordinamento delle azioni e delle attività di campo svolte dal sistema dei Parchi Naturali della Rete Natura 2000, sotto la guida del biologo di fauna selvatica Giacomo Marzano, incaricato dalla Provincia, e con la collaborazione di un nucleo di esperti. Tutto grazie ad una capillare rete di rilevatori sul territorio: rilevamento dei segni con sopralluoghi, immagini con fototrappole, immagini e segnalazioni da parte di privati, segnalazioni di Asl, Corpo forestale, Polizia provinciale.
Così, con un significativo lavoro sinergico, si è riusciti e si continua a studiare il ritorno del lupo sul territorio agro-silvo pastorale dell’intera provincia, grazie anche alla nuova collaborazione con l’Esercito Italiano e all’adesione dell’Ambito territoriale di caccia.
Il progetto si articola in due fasi: la prima, appena conclusa, con cui si è definita distribuzione e consistenza della popolazione; la seconda, avviata quest’anno, è volta alla definizione dell’ecologia della specie, e prevede lo studio della dieta alimentare e della competizione con altre specie.
Dopo un secolo di assenza il lupo ha fatto ritorno nel Salento ed il nuovo scenario ambientale, fortemente antropizzato, non si è rivelato per nulla ostile al lupo, specie capace di adattarsi all’ambiente ed alle prede disponibili. Gli habitat naturali sono oggi frammentati, concentrati in prevalenza lungo la costa, e la maggior parte del territorio è occupato da habitat agricoli, molti dei quali in abbandono. La rete stradale è estremamente estesa ed i centri abitati numerosi e diffusi (96 comuni).
Il lupo è una specie straordinariamente adattabile che sfrutta nella ricerca alimentare ogni situazione e, per questo, bisogna evitare atteggiamenti che possono indurre il lupo ad avvicinarsi all’uomo ed abituarsi alla sua presenza. Super predatore al vertice della catena alimentare, ha il ruolo fondamentale di mantenere l’equilibrio di molte specie, predando quelle numericamente più abbondanti e limitando la diffusione di malattie attraverso l’abbattimento degli esemplari più deboli.
Strade, recinzioni, centri abitati rappresentano limiti invalicabili per specie poco mobili o specialistiche, ma non per il lupo che utilizza tutto a suo vantaggio. Le strade offrono una illimitata fonte trofica, rappresentata da animali investiti (volpi, lepri, ricci, topi), le periferie dei centri abitati pullulavano di animali randagi (cani e gatti) ed offrivano cibo messo a disposizione dei randagi dall’uomo.
Il lupo sta rivestendo egregiamente il suo ruolo, limitando specie che l’uomo non riusciva a contenere: si pensi all’irrisolto problema del randagismo, o del cinghiale. Dalla prima documentata riproduzione, avvenuta nel 2017, il numero dei lupi è aumentato costantemente, nonostante i numerosi decessi causati dalle collisioni con autovetture o da atti vandalici. Attualmente tutte le aree naturali sono state occupate da nuclei riproduttivi ed anche la superficie agricola e le periferie sono costantemente percorse dai lupi, soprattutto nelle ore notturne.
Oggi l’uomo deve assumere atteggiamenti responsabili, adottando “buone pratiche” al fine di costruire una convivenza col lupo. Solo al diminuire della disponibilità alimentare diminuirà la densità del lupo. L’adozione di buone pratiche aiuterà la costruzione di un rapporto di convivenza, all’interno di uno spazio agro-silvo-pastorale ridotto e sovraffollato dall’uomo. Di seguito le norme comportamentali che si raccomandano.
Animali da reddito. Poiché il lupo ricerca il cibo durante la notte, avvicinandosi molto spesso inosservato a contesti abitativi, tra cui aziende agricole e zootecniche attratto dall’odore degli animali domestici, è necessario evitare in maniera assoluta di gettare scarti di macellazione e resti di pasto. Tale pratica, già vietata dalla normativa, induce il lupo a modificare la propria ecologia. Infatti anziché ricercare prede selvatiche, il facile reperimento dei suddetti alimenti di origine umana fidelizza i lupi alla frequentazione sistematica delle periferie delle aziende con conseguente aumento degli eventi di predazione su animali da reddito ma anche su cani e gatti. Anche solo la temporanea permanenza sul terreno all’aperto, di animali morti in attesa del regolare smaltimento, costituisce elemento attrattivo. Per ciò che concerne la tutela degli animali vivi esistono collaudate misure di prevenzione e difesa che possono prevedere recinzioni fisse, elettrificate, o entrambe in associazione, e soprattutto cani da guardia. I cani dovranno essere adeguati al compito assegnato, di razze appositamente selezionate (pastore maremmano, pastore dell’Asia Centrale, cangal, corso), liberi di pattugliare l’area, marcando i confini con l’urina e le feci che assieme agli ululati emessi durante la notte dissuadono l’avvicinamento dei lupi.
Animali da affezione. La capacità adattativa del lupo porta ad avvicinarsi alle abitazioni nella ricerca del cibo. Per questo bisogna prestare particolare attenzione a non fornire cibo all’esterno delle abitazioni, a cani o gatti di quartiere e a non lasciare rifiuti privi di contenitori adeguati. Poiché il lupo è il predatore apicale alle nostre latitudini, ha il ruolo di cacciare ogni animale che possa sfamarlo. In natura le prede sono rappresentate da mammiferi (ungulati, lepri e conigli, volpi, faina, ricci e topi, talpe, eccetera), da uccelli (adulti, nidiacei e uova), da rettili, da invertebrati e da carogne, ma anche da frutti e semi. Un pasto “facile”, rappresentato da un cane, gatto, capretta, è un’opportunità che il lupo non si lascia sfuggire. Pertanto tutti gli animali da affezione, prima del tramonto, devono essere rinchiusi in recinti, e durante le ore diurne non dovranno rimanere legati alla catena. Se si portano a passeggio in campagna è preferibile che siano legati al guinzaglio.
Attività all’aperto. La presenza del lupo non deve limitare le attività all’aperto. Alla vista di un lupo non fuggire, parlare ad alta voce aspettando che si allontani ed eventualmente agitare le braccia. Attenzione deve essere rivolta verso cani che si portano al seguito, che bisogna tenere al guinzaglio.
Queste le buone prassi da seguire, evitando di attirare i lupi nei pressi degli abitati ed abituarli alla presenza umana:
animali da reddito – non abbandonare resti di animali macellati in azienda; chiudere i capi durante la notte all’interno della stalla o in recinti con cani da guardia; per la custodia del bestiame dotarsi di cani da guardia adeguati nella razza e nel numero;
animali da compagnia – non fornire cibo a cani o gatti, né in ambiente selvatico né urbano e periurbano; non lasciare animali da compagnia incustoditi, in particolare dal tramonto in poi; il lupo è capace di oltrepassare muri di recinzione di oltre 2 mt. di altezza, e dotarsi di recinti metallici chiusi anche nella parte superiore.
attività all’aperto – non frequentare i siti riproduttivi dei lupi, per evitare che si crei assuefazione alla presenza umana; nelle passeggiate nei boschi tenere il cane al guinzaglio; alla vista di un lupo non fuggire, parlare ad alta voce aspettando che si allontani ed eventualmente agitare le braccia.
Comunicato