Viaggio fra il “Giardino segreto” e le stanze dell’antica residenza gentilizia, tra le quali spicca l’elegante “Salone degli Specchi”, teatro di musica, film e video
A Caprarica di Lecce, al termine della passeggiata nella storica piazza Vittoria, l’incanto del posto si presenta sin dall’impatto col portone d’ingresso del bel Castello Baronale. Sullo sfondo, al di là del Giardino, la Torre cinquecentesca, e subito in alto, il balcone intarsiato, retto da colonnine in pietra, dalle quali sbucano favolose figure allegoriche.
IL PALAZZO BARONALE
Assieme alla cornice bugnata, portone e balcone, rimandano al leccese Palazzo Adorno, eretto a partire dal 1568 su commissione del ricco commerciante genovese Gabriele. E proprio gli Adorno, al pari delle altre signorie feudali che lo ebbero in proprietà (Bonsecolo, Condò, Guarini), furono gli artefici, fra i secoli XV e XVI, della costruzione e delle successive migliorie del Castello. Così come si ammira oggi, la più importante fra le antiche strutture della cittadina abitata sin dall’Età del Bronzo, e successivamente messapica, Casa dei monaci basiliani e Casale della Contea di Lecce, si deve ad un’altra famiglia genovese, i marchesi Giustiniani, subentrati nel 1675, e da ultimi, ai baroni Rossi di origine campana (venivano da Positano), che via via, con i discendenti tuttora proprietari, gli hanno conferito il tono di residenza gentilizia.
L’ampio cortile, teatro di manifestazioni culturali, in testa la Rassegna musicale “Il cammino celeste”, ed unitamente al Giardino ed al resto del Maniero, tappa delle visite guidate sostenute dal Comune, segna la prima scelta. Giardino, appunto, o piano nobile? Il tempo c’è per l’uno e per l’altro. Il primo, protetto dalla Torre del Cinquecento, che con le feritoie s’erge sullo sfondo e venne realizzata nell’ambito delle fortificazioni volute dall’imperatore Carlo V (1500-1558) per reggere l’urto delle orde saracene, è detto Segreto. Ma non di labirinti e leggende, il Segreto è fatto, bensì dai simboli rappresentati dalle decine di alberi e cespugli verdi e fioriti che offre al visitatore. Uno ad uno, ce li rappresenta la studiosa di Alezio, Maria Grazia Giorgino, autrice de “La magia del Ninfeo delle fate” di Lecce, e scopriamo così, che l’alloro, caro alla dea Nike, rappresenta l’immortalità; l’acacia, la speranza della vita oltre la morte; la palma, il trionfo della fede in Cristo; il fiore della rosa, amore e devozione; il melograno, l’abbondanza, e che i fiori del gelsomino sono per gli arabi, il simbolo della purezza
IL PREZIOSO SALONE
Una doppia rampa di scale precede l’accesso al piano nobile. In mezzo, una balconata offre, dall’alto, lo sguardo ad atrio e Giardino, sotto i quali sono la cantina con le volte a botte e le botti per l’invecchiamento dei vini, nonché i granai ipogei inglobati nei frantoi per la lavorazione delle olive. L’ingresso sul cui pavimento, d’azzurro con tre bande d’oro e tre stelle argento, campeggia l’Arma del Casato dei baroni Rossi, divide, da una parte con la Cappella privata, la sala da pranzo, la cucina economica, i servizi e le camere da letto, l’area abitata dai padroni di casa, Giusi e Lucia Cariati con la figlia Celestina, e Domenico e Celestina Greco (fra i discendenti, un’altra Cariati, Cecilia), e dall’altra, la ricca zona di rappresentanza.
Compreso fra due stanze affrescate con affaccio su piazza Vittoria, ad un angolo della quale è una seconda Torre, è il Salone degli Specchi, che a più di qualcuno ha suggerito, per l’intera Caprarica, il paragone con Versailles. Della maestosa Reggia dei Re di Francia, con le sue quattro grandi specchiere ed i dodici specchi suddivisi sei per parete, il dorato Salone, anch’esso affrescato, può a ragione essere paragonato ad uno degli innumerevoli e sontuosi ambienti di quel mirabile Palazzo. Tanto che se lì idealmente trasferito, non sfigurerebbe di certo. Oltre alle porte e porte-finestre color verde pastello ed ai mobili del Sei-Settecento napoletano, ad impreziosire l’elegante ambiente, è una galleria di dipinti con scene mitologiche e sacre, fra le quali spicca il matrimonio mistico di Santa Caterina, nel quale sono visibili elementi di gusto caravaggesco.
SCRIGNO DI CURIOSITÀ
Mentre nella vicina Otranto, il 14 agosto del 1480, si consumava l’eccidio degli 813 cristiani che per non aver rinnegato la fede in Cristo, vennero decapitati dalle scimitarre dei saraceni guidati da Gedik Ahmet Pascià, il Castello di Caprarica aprì le porte agli abitanti di Roca, in fuga per non fare la stessa fine degli otrantini. Durante i moti del 1848, garante il cugino Gennaro Rossi, magistrato a Napoli, le stesse porte, si aprirono per accogliere l’eroina risorgimentale di Gallipoli, Antonietta De Pace (1818-1893), accusata di cospirazione.
Fra le sue mura, a cominciare da atrio e Salone degli Specchi, negli Anni Settanta, il regista cinematografico apripista delle televisioni private in Puglia, Adriano Barbano (1923-1985), nativo di Castrì, girò alcune scene del film “Il tramontana”. E sempre in tema di cinema, nel 2020, un altro regista salentino, Edoardo Winspeare di Depressa (Tricase), ha girato col ballerino canadese Darren Devaney vestito di nero, il video “Il ballo della Taranta”. Nel 2014, l’architettura del Castello dei baroni Rossi, ha registrato la pubblicazione in tre volumi, di un importante studio svolto dal Politecnico di Bari. Ed un altro, ma sulle già citate tele, è in dirittura d’arrivo a cura dell’Università del Salento.
Toti Bellone
© Riproduzione riservata
Foto in alto: la Torre Cinquecentesca sullo sfondo del “Giardino segreto” (© T.B.)
L’ingresso principale col balcone ricamato (© T.B.)
Il mirabile “Salone degli specchi” (© T.B.)
Un’immagine dell’atrio esterno del Castello baronale (© T.B.)
La torretta di piazza Vittoria (© T.B.)
Particolare del soffitto affrescato (© T.B.)
Il “Giardino segreto” all’ombra di due antichi palmizi (© T.B.)
Il Palazzo gentilizio visto da piazza Vittoria (© T.B.)