Oggi, giovedì 5 ottobre, monsignor Giovanni Intini, arcivescovo di Brindisi-Ostuni, alle ore 18.30, affiderà ufficialmente la Parrocchia a don Salvatore Innocente
Cambio alla guida della Parrocchia “San Giuseppe” di Salice Salentino. Oggi, giovedì 5 ottobre, monsignor Giovanni Intini, arcivescovo di Brindisi-Ostuni, durante la celebrazione eucaristica prevista alle ore 18.30, affiderà ufficialmente la Parrocchia a don Salvatore Innocente, nominato nuovo pastore della Chiesa “San Giuseppe” lo scorso 8 settembre. Il parroco uscente don Arcangelo Martina, che da oggi si occuperà fra l’altro del “Servizio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso” della Curia diocesana, ha diffuso una nota indirizzata ai fedeli dal titolo “Non sono più il vostro parroco. Addio Comunità di San Giuseppe!”. Di seguito il testo.
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La mia vocazione e le mie origini
Ho sentito la chiamata di Dio al presbiterato nel 1978, all’età di 18 anni e mezzo, pertanto vivo un cammino di speciale vocazione da circa 45 anni, di cui 37 anni come presbitero. Sono protagonista nell’azione pastorale parrocchiale da 52 anni, dal 1971, dall’età di 11 anni, quando già da ragazzino e da adolescente, sembrando più grande di età, facevo parte dell’Azione Cattolica tra i giovani e svolgevo il servizio di animatore liturgico, educatore Acr e catechista… Da quando ho sentito la vocazione in poi, non ho mai, neanche per un attimo, aspirato di venire in servizio in questa mia città d’origine o in una determinata parrocchia o città, perché ciò contraddirebbe la natura della vocazione, che implica totale e indifferenziata disponibilità missionaria. Dunque sono andato sempre dove ha deciso il vescovo. Sono mancato da questo mio paese 31 anni, ma per rendere onore alle mie radici non ho mai tolto da Salice Salentino la mia residenza anagrafica.
Giunsi tra voi da Molfetta, Roma, Brindisi, Veglie, San Pancrazio Salentino… con ottime esperienze di studio e di azione pastorale, ma non ho mai perso di vista le mie origini: la mia famiglia è sempre vissuta in condizioni molto umili in ogni senso. I miei genitori – ora in paradiso – erano semplici contadini. Mio padre è nato e cresciuto in una povera casa di campagna con del terreno intorno in “colonìa”, presto reso ricchissimo di colture, alberi e ortaggi di ogni tipo. Un luogo comunque quasi di periferia dove viandanti e poveri trovavano refrigerio e ospitalità. Per 13 anni è stato pure in Francia per il durissimo lavoro delle barbabietole e per 5 anni ha fatto l’operaio sulle altissime impalcature dei baustelle (quando non c’erano le norme-sistemi di sicurezza di oggi) in Germania per poter realizzare una dignitosa casa per la famiglia. Nei tanti anni di contadino qui a Salice, quando tornava dalla campagna, per strada, distribuiva con gioia a chi incontrava i frutti e gli ortaggi raccolti e così tante volte a casa non arrivava nulla. E solitamente non voleva mai avere soldi in tasca. Era riconosciuto da tutti come un grande lavoratore e come l’allegria e l’ottimismo in persona. Lui e mio nonno per anni sono stati anche ortolani dei Frati francescani del Convento di Salice Salentino, che vivevano dei frutti della terra e di elemosine. Si chiamava Francesco e in pratica è stato un vero “francescano” in tutti i sensi. Ciò vale anche per mia madre… Entrambi totalmente liberi… Non attaccati a niente di questo mondo, neanche a quella poltrona che è l’esistenza stessa! Il loro esempio per me rimane la più grande eredità!
Che cosa ho cercato di fare in questi 12 anni insieme a voi?
Ho profuso le mie migliori energie – in comunione/cooperazione con voi – per favorire la formazione permanente e la partecipazione attiva e corresponsabile di tutti secondo il nuovo spirito inaugurato dal Vaticano II nel rispetto della varietà vocazionale-ministeriale di ciascuno, con l’obiettivo di avvicinarci sempre più ad essere una vera comunità-comunione-missione dinamicamente a servizio del Regno di Dio e, in spirito evangelico, sempre in movimento verso tutti gli ambienti, le diverse realtà e persone concrete del territorio e della città. Questi anni sono stati una semina continua di gesti di amore verso le persone e anche verso le strutture parrocchiali a 360 gradi, senza trascurare neanche i piccoli dettagli: restauri generali, acquisti, opere d’arte, migliorie, eccetera. L’inventario dei beni parrocchiali e le relazioni annuali stilati sono risultati di molte pagine! Un versetto evangelico da molto tempo è diventato per me un motto fondamentale di vita: Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10).
Certo, tantissimo di più avremmo potuto realizzare se in molti avessimo sempre vinto su quei brutti nemici quali sono: la pigrizia, l’indifferenza, i pregiudizi, la chiusura nel privato, l’invidia, l’egoismo… Quante occasioni sprecate! Comunque è stato bello fare questo pezzo di cammino di 12 anni insieme e condividere tante stupende e gioiose esperienze e realizzazioni. Spero che queste col tempo annullino le amarezze, che non sono mancate.
Le amarezze dunque non sono mancate!
Qualche dispiacere lascerà tracce di amaro duraturo, alcune situazioni e atteggiamenti mi hanno fatto troppo male… Vedere, tra l’altro, per esempio, da un certo tempo, un contesto globale (territoriale e cittadino) divisivo, prepotente, prevaricatore, astioso, arrogante… in cui si sta praticamente cancellando in vari modi il cammino già compiuto… Finanche il grande sacrificio e lavoro pastorale-sociale e formativo promosso in tante maniere dai nostri parroci defunti per incarnare nelle esistenze delle comunità e dei fedeli il vento nuovo del Concilio Ecumenico Vaticano II, con tutte le sue conseguenze operative. E addirittura, di contro, si vedono cupi ritorni a forme preconciliari e remote… E poi tanto altro ancora… Che tristezza!
Fare il parroco non è l’unico modo per fare il prete! Esistono infiniti servizi che il prete può svolgere
L’arcivescovo Giovanni, molto sensibile e attento alle persone, ha dato ascolto anche alle mie esigenze personali di questo periodo eccezionale espresse a lui nel colloquio del 2 maggio scorso. Ed io Lo ringrazio tanto. Pertanto, mi dà la possibilità di svolgere il mio ministero non più da parroco ma secondo una modalità diversa e varia. Cambiare modalità di servizio pastorale, obiettivi, luoghi, contatti, problematiche, sfide, progetti… può essere per me un’occasione di rigenerazione. Ma anche per voi fedeli cambiare parroco può essere un’occasione straordinaria di riflessione e di sviluppi e stimoli inediti e significativi, di rilancio, eccetera. Gli apostoli nelle comunità lasciavano fissi presbiteri ed episcopi, mentre loro andavano dappertutto… Muoversi verso luoghi e persone in libertà è meraviglioso!
Certamente è una scelta dura, da me riflettuta, sì, da tempo, ma molto sofferta… perché, tra l’altro, va considerato ch’è da 52 anni, come detto sopra, che sono un operatore pastorale parrocchiale esageratamente iperattivo, di cui 37 da prete (senza mai aver fatto ferie o giornate libere nel vero senso della parola). Dunque dopo aver operato sempre eccessivamente e instancabilmente sulle attività e sulle strutture… non sarà facile stare fuori dai dinamismi diretti e quotidiani di una parrocchia, ma è arrivato il momento di voler provare-sperimentare per un certo tempo a respirare diversamente… cambiare modulazioni… cambiare dinamiche… E anche pensare un po’ alla mia salute, spesso trascurata, visto che qualche acciacco non mi manca. Sicuramente mi comprenderete… Comunque non è una scelta irreversibile…
Farò il prete secondo una modalità diversa e varia
In concreto, che farò d’ora in poi? Continuerò ad abitare a Salice e qui sarà il mio ordinario quartier generale. Farò il delegato vescovile del servizio diocesano “Ecumenismo e Dialogo tra le Religioni del mondo”; continuerò a seguire spiritualmente e a celebrare la Messa nei giorni feriali con le care Suore DGE (qui accanto a S. Giuseppe in Salice Salentino), inclusa la loro RSA; come pure, per quel che potrò, darò un aiuto pastorale principalmente alla chiesa madre di Guagnano. E lavorerò per il Regno senza schemi fissi… Dunque resteremo a portata di mano e mai verrà meno la mia amicizia e disponibilità per tutti voi.
Non sono più il vostro parroco, ma mai verrà meno la mia amicizia e disponibilità per tutti voi
Carissimi/e esprimo un particolare saluto e abbraccio a tutti e a ciascuno/a. In special modo a coloro che sono stati operai pronti e generosi a tutte le ore. Un saluto e ringraziamento singolare alle Suore DGE. La mia vicinanza e preghiera per i molti anziani, sofferenti e in situazioni di disagio. Un pensiero commosso verso il Cielo per coloro che non sono più tra noi: essi fanno sentire anche me sempre più solo e orfano, ma che ci attendono in paradiso e da lì ci sorridono e ci incoraggiano.
Perdoniamoci vicendevolmente per le eventuali offese… Vinca sempre la misericordia!
Il mio cordiale benvenuto sin d’ora al nuovo Parroco, don Salvatore Innocente, per il quale esorto tutti ad avere un pieno e incondizionato spirito di comunione e collaborazione.
La comunità deve diventare sempre più tale: ognuno con vero amore ne è pietra viva e importante!
Don Nino Russo, morto a soli 57 anni, unitamente ai collaboratori delle prime ore, ha dato tutto il suo amore e le sue energie e fatiche per far decollare questa parrocchia… E poi tutto il lavoro degli anni successivi…
Da tutte le parti e da tutte le situazioni di vita spendiamoci totalmente per il Regno di Dio, ch’è gioia, amore, fraternità, pace… secondo la vocazione ricevuta, in perfetta fedeltà a Cristo e al suo Vangelo.
Ma ora per me è arrivato il momento di andare!
Ricordiamoci ogni giorno gli uni gli altri all’altare del Signore e nella preghiera. La SS. Trinità, la Vergine Maria, nostra Madre celeste, con San Giuseppe e le schiere del cielo sono sempre con noi!
Vostro
don Michele Arcangelo Martina
Don Michele Arcangelo Martina (detto don Arcangelo), ha 63 anni. Durante la sua lunga e proficua attività sacerdotale, ha ricoperto numerosi incarichi. Fra questi: vicario della Parrocchia “S. Ponziano” di Roma; docente presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S. Lorenzo da Brindisi”; insegnante di Religione Cattolica presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Marconi” di Brindisi; direttore dell’Istituto di Scienze Religiose di Brindisi. È stato altresì vicario parrocchiale della Chiesa “San Vito Martire” di Brindisi; parroco della Chiesa “SS. Rosario” di Veglie; parroco della Chiesa Madre “SS. Pancrazio e Francesco D’Assisi” di San Pancrazio Salentino; vicario foraneo della Vicaria del Salento. Il 15 settembre 2011 fu nominato parroco della Chiesa “San Giuseppe” di Salice Salentino.
Durante i 12 anni alla guida della Parrocchia “San Giuseppe” di Salice, oltre ad impegnarsi nell’attività pastorale, ha promosso o realizzato numerosi interventi. Fra questi: sistemazione pavimentazione marciapiedi intorno alla Chiesa; riqualificazione e ristrutturazione del sagrato della Chiesa, anche a beneficio dei disabili; doppio restauro della facciata della Chiesa (il secondo con 3 nicchie nuove e statue scolpite da Gianpiero Leo); portone ingresso Chiesa (circa mt. 4×4), con sbalzi in rame dello scultore Albino Sirsi; due grandi tele “Sposalizio di Maria” e “Tempesta sedata” dell’artista Salvatore Montefusco; grande tela “Sacra famiglia” della pittrice Silvana Colletta; nicchia interna dedicata a San Giuseppe (progetto di Mimino Esposito); restauro di tutte le statue in cartapesta o legno della Chiesa; restauro/pitturazione Chiesa e locali interni; infissi interni ed esterni; lavori continui terrazze e locali canonica; acquisto attrezzature nuove e altro (amplificazione e sistema audio, nuovi lezionari, 4 stufe a fungo, 3 condizionatori, drappi per le esposizioni dei santi, casule e alcuni paramenti liturgici nuovi, eccetera); aggiornamento e rinnovamento impianto elettrico; vetri multistrato tamburo d’ingresso; riapertura grande finestra con nuovi infissi e zanzariere; altro.
Foto in alto: don Michele Arcangelo Martina
Salice, Chiesa “San Giuseppe”