Rubrica a cura di don Carmine Canoci
Corte europea per i diritti dell’uomo
“Nella sentenza definitiva della Grande Camera, pronunciata il 18 marzo 2011 nel caso Lautsi e altri c. Italia (ricorso n. 30814/06), la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha concluso a maggioranza (quindici voti contro due) che l’esposizione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane non viola l’articolo 2 del Protocollo n. 1 alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo relativo al diritto all’istruzione (…).
A tal proposito la Corte constata che nel rendere obbligatoria la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche, la normativa italiana attribuisce alla religione maggioritaria del Paese una visibilità preponderante nell’ambiente scolastico. La Corte ritiene tuttavia che ciò non basta a integrare un’opera d’indottrinamento da parte dello Stato convenuto e a dimostrare una violazione degli obblighi previsti dall’articolo 2 del Protocollo no 18. Quanto a quest’ultimo punto, la Corte ricorda che ha già stabilito che, in merito al ruolo preponderante di una religione nella storia di un Paese, il fatto che, nel programma scolastico le sia accordato uno spazio maggiore rispetto alle altre religioni non costituisce di per sé un’opera d’indottrinamento. La Corte sottolinea altresì che un crocifisso apposto su un muro è un simbolo essenzialmente passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonata a un discorso didattico o alla partecipazione ad attività religiose (…).”
Dalla sentenza definitiva della Corte europea
per i diritti dell’uomo 18 marzo 2011
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A volte ritornano. È un detto, preso dalla letteratura, usato quando si vuol fare riferimento a qualche cosa del passato, che si ripete con una fastidiosa frequenza (da vocabolario on line).
È il caso della questione dell’esposizione del crocifisso a scuola che periodicamente è messa in discussione da parte di singoli e associazioni per riuscire a rimuoverlo. Nonostante la sentenza, abbastanza datata a dire il vero, definisca chiaramente che il crocifisso in aula non viola alcuna norma per cui giustificare la sua rimozione (v. testo citato).
Convinti? Non proprio.
Gli stessi tornano alla carica con la richiesta di abolizione dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado. Ma anche qui la strada è sbarrata: lo stabilisce il Concordato.
E allora, che fare? Aboliamo il Concordato.
Anche questo da tempo lo si invoca e in modo bipartizan, con motivazioni diverse, ma al presente non è in essere. Quindi, almeno allo stato attuale, se non è accanimento questo, poco ci manca.
Ai nostri giorni man forte viene data a questo pensiero assillante dalla forte influenza che va imperversando della così detta cultura o ideologia woke o cancel culture e cioè la tendenza a condannare il passato sulla base della sensibilità contemporanea demolendo statue, abolendo testi scolastici o cancellando autori del passato e venerati personaggi storici.
A ciò si aggiunge la teoria gender che chiede di scegliere di essere uomo o donna a tempo e piacimento proprio. Se si mette pure la quasi similare teoria lgbt il rassemblement di categoria è quasi al completo!
Forse non ci si accorge, così pensando e agendo, di allontanarsi non di poco dall’idea di inclusività e di integrazione che proprio tali movimenti, almeno teoricamente, hanno come obiettivo.
Molto giusto eliminare qualunque forma di discriminazione all’interno di una società, ma ciò sempre nel rispetto della diversità senza rischiare una vera e propria guerra culturale.
La storia di un popolo, la sua origine e natura (e sì proprio quella) non possono essere arbitrariamente stravolte, né cancellate. Demenziale pretendere, in nome di un tale orientamento, di cambiare nome a strutture pubbliche (ospedali, università, Rsa, vie cittadine…) che hanno il nome della Vergine, dei santi o abolire statue di natura religiosa.
L’individuo che non sopporta la presenza della religione significa che sceglierà per sé o per i figli un’università diversa (ad esempio dalla Cattolica) o se abita in via San Santa Pazienza cercherà di trasferirsi in altra via, magari in via dei Matti…; se, malauguratamente (in genere si usa dire “Dio non voglia”), il suo piccolo ha una grave malattia genetica non sceglierà di ricoverarlo al Bambino Gesù di Roma; se in vacanza, in montagna, vorrà compiere una salubre scalata, vedrà se prima di inerpicarsi, la montagna scelta in cima non avrà issata una croce, così potrà sceglierne un’altra anche se, penso, avrà difficoltà a trovarla… Se, carico di anni (minimo cento è il mio augurio), solo e con deficit seri, il Cottolengo, nonostante tutto, gli saprà acquietare e perdonare i bollori del passato…
Mi vengono in mente le ultime parole della poesia di Totò, “A Livella”, (mi prendo la licenza di cambiare due parole): “Sti ppagliacciate ‘e ffanno sul… i devianti (originale ‘e vive): nuje simme serje… appartenimmo… ai valori! (originale a morte!)”.
don carmine canoci