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Rubrica - 25 Dic 2024

“All’ombra del bonsai” 13

Rubrica a cura di don Carmine Canoci


Spazio Aperto Salento

 

“Allora è arrivato Natale, Natale la festa di tutti
Si scorda chi è stato cattivo, si baciano i belli ed i brutti
Si mandan gli auguri agli amici, scopriamo che c’è il panettone
Bottiglie di vino Moscato e c’è il premio di produzione

È nato, si dice, poi fu crocefisso
Aveva diviso il mondo in due parti
E quelli che l’hanno trattato più male
Son quelli che hanno inventato il… Natale (…)”

Pierangelo Bertoli
È nato si dice

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È arrivato Natale
ma chi se n’era accorto!
Nasce nostro Signore
chi è che l’ha coperto?

Senza cortei ne bandiere
che nasca pure a noi fa tanto piacere
mettiamogli una lunga barba bianca
cappuccio rosso color della fragranza
e appese al cielo con le cioccolate
tante palle tutte colorate
se vuoi venire fra “gente perbene”
che si presenti ma come conviene.

Ma che bella invenzione
a Natale il gran cenone!
Tutto è stato ben curato
per un ventre dilatato
quanti fiori quanta frutta
ce la mangeremo tutta
questa festa è tutta nostra
Lui lo sa quanto ci costa. (…)

Ma Lui continua a venire fra la gente
e sceglie sempre la casa più indecente
dove il freddo e la fame hanno lo scettro
e si fa festa solo per un letto.
Ma se ci tiene e vuol proprio venire
lo faccia pure ma senza disturbare
il più felice è sempre il più forte
evviva, evviva la cassaforte!

È arrivato Natale
ma chi se n’era accorto!

Marcello Marrocchi
È arrivato Natale

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A Natale tu forse non attendi più un Messia e un Salvatore.
Dillo pure: mi bastano le assicurazioni, la carta di credito,
il libretto di assegni, le multi-proprietà, gli investimenti
che rendono, le giuste conoscenze, le amicizie influenti…
Mi sta bene il Natale come fiaba, ricordi, festa per i bambini,
regali, vacanze, ritrovarci con parenti.
Fratello, sorella, forse andrai pure in chiesa per Natale,
ma se non hai spalancato la tua vita al futuro di Dio,
non celebrerai il vero Natale.
Se a Natale sai dire solo: “Auguri”, “Buon Natale”, “Buone feste”,
“Buona fine e buon principio”, il Natale non è stupore, né dono
divino, né cuore e occhi nuovi, né presenza inquietante,
né luce dall’alto, né invito a novità di vita e gioia piena.
È solo una caricatura (ndr.).

Giuseppe Impastato S.I.
“Natale: cosa attendi?”

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Era la vigilia di Natale un papà e il suo bambino camminavano
sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e
grandi magazzini variamente e immensamente illuminati. Il papà
portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al
bambino che lo tirava per la giacca. “Ti ho preso la tuta rossa, ti ho
preso la playstation, ti ho preso la bustina dei calciatori…Che cosa
devo ancora prenderti?”. “Prendimi la mano”, rispose il bambino.

Bruno Ferrero
da “A volte basta un raggio di sole

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Anche il mio buon natale può essere un po’ stonato, inflazionato da tanti dubbi, perplessità, contraddizioni, pregiudizi e controsensi (v. citazioni), da tanti “se” e tanti “ma”. Ciononostante, il mio augurio vorrebbe trasmettere un po’ di sollievo, diradare il cielo grigio che grava sulla vita di molti.

È necessario aprire un varco per intravedere i raggi di una speranza ambasciatrice del meglio che ognuno chiede a se stesso e a chi gli sta intorno. Ma oltre ad avere fiducia nei grandi, molto spesso deludenti, faremmo bene sperare nei bambini.

Infatti, a ben pensarci, i bambini sanno produrre miracoli! Fanno tenerezza, capaci di sciogliere come neve al sole l’adulta ruvidezza, davanti a loro si acquista serenità, si diventa affabili, si ha voglia di sorridere, disposti a fare loro compagnia senza limite di tempo, con diletto ci si sottopone al loro giogo.

Per giusti ragguagli a riguardo, basta chiedere conferma ai nonni… più che ai genitori.

Il Bambino di cui oggi la Chiesa celebra la sua nascita, avvenuta duemila e spiccioli di anni fa, è uno di loro, per niente dissimile. Non è frutto dell’algoritmo dell’intelligenza artificiale. Sappiamo da dove viene e, più tardi, Lui stesso lo confermerà. È uno che non intimidisce, non mette paura, non minaccia castighi, si lascia avvicinare da chiunque, fa tenerezza, però…

Beh sì, è un bambino forse condizionato dalla sua origine, che pare abbia delle caratteristiche particolari: è astemio (niente champagne o spumante), causa una digestione difficile è allergico a panettoni, pandori e similari; le troppe luci lo infastidiscono, gradisce poco l’incenso. I suoni della bocca non li comprende proprio, è molto più attento alle parole del cuore; le toccanti melodie non lo commuovono pur percependone le intenzioni; è prodigo nel concedere bonus in ordine alla ristrutturazione generale del proprio modo di essere, ma non a ciò che attiene alla sola facciata. Per giunta ha il coraggio di proporsi come guida e modello (imparate da me…).

Insomma, il Bambino del presepe insegna che la vera grandezza sta nella piccolezza, nell’umiltà, nella non appariscenza. Non sarebbe sbagliato ripartire dal bambino che siamo stati e che, per sopraggiunta atavica supponenza di grandezza, abbiamo emarginato e perfino tradito.

Questo Bambino sin dalla sua grotta/culla per niente confortante, ha da dare delle lezioni a noi che ci riteniamo grandi.

Di fronte a un bambino siffatto che ci tira la giacchetta, che ci invita a lasciar perdere i doni fasulli e alienanti dell’avido oggi, che ci chiede la mano, non possiamo essere indifferenti (v. citazione). Vale la pena esaudirlo. A cominciare da subito.

A tutti uno “scomodo”, condito da infantile fragranza, beneaugurante                                      

Efficace Natale!

 

don carmine canoci