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Storia & turismo - 16 Feb 2021

Le quattro Porte di Lecce: Rudiae, San Biagio, Napoli e la scomparsa San Martino

La leggendaria Quarta Porta si trovava fra le vie XXV Luglio e Matteotti; fu demolita intorno al 1830 perché "non reggeva il confronto con la  bellezza" del “Palazzo del Governo”, meglio noto come “Prefettura”

 


Spazio Aperto Salento

C’era una volta la Porta di San Martino ed oggi non c’è più. Non è l’inizio di una favola, ma il ricordo, neppure nostalgico, dal momento che nessuno l’ha mai vista se non in poche, pochissime immagini, della leggendaria…

QUARTA PORTA DI LECCE

Leggendaria proprio perché nessuno di noi, neppure gli ultracentenari, hanno fatto in tempo a vederla: venne infatti demolita nel lontano 1830 o giù di lì.

Dedicata al vescovo cristiano del IV secolo, Martino di Tours, nativo dell’odierna Ungheria, si trovava all’incrocio delle attuali vie XXV Luglio e Matteotti, poche decine di metri dopo la sede del Palazzo del Governo, meglio noto come Prefettura.

Giusto dalla costruzione della Prefettura, che nell’Ottocento era denominata Intendenza, venne decretata la sua fine. Nel senso che le autorità del tempo riunite sotto il nome di “decurionato”, decisero che “la più insignificante delle Quattro Porte cittadine non reggeva il confronto con la bellezza del nuovo edificio”.

Porta San Martino era la più orientale delle quattro; non a caso guardava a Oriente, ed il suo passaggio indirizzava alla volta della marina di Lecce, San Cataldo.

Di tutte era la più semplice: si presentava come un arco di passaggio per uomini, animali e mezzi, ed era caratterizzata da un’architettura a “bugnato” e dalla merlatura tipica delle costruzioni del Medioevo.

Una sua immagine “essenziale” datata fine Seicento, si trova nell’opera postuma dell’abate romano, Giovan Battista Pacichelli (1634-1695), “Il Regno di Napoli in prospettiva”. In essa, si nota che è situata sull’asse del Castello di Carlo V, ed ha appunto forma ed architettura semplici e lineari.

LE ALTRE PORTE

La più imponente, concepita nel 1548 per rappresentare un Arco di Trionfo da dedicare all’Imperatore Carlo V in vista di una sua visita a Lecce, che peraltro non avvenne mai, è Porta Napoli.

Già Porta Reale e di San Giusto, per via della vicinanza di una colonna, ancora esistente ed inserita in un antico palazzo attiguo al teatro Paisiello, era dedicata al compatrono cittadino. È di forma geometrica, e svetta nella piazza intitolata al compianto rettore dell’Università di Lecce, Angelo Rizzo.

La facciata principale è caratterizzata da due coppie di colonne corinzie, al di sopra delle quali, racchiuso in un triangolo decorato, campeggia lo stemma araldico degli Asburgo, alla cui Casata apparteneva l’imperatore Carlo V.

La facciata interna, che introduce in uno degli antichi “portaggi” cittadini (così venivano definiti i vecchi ed attuali rioni), è completamente liscia, e sul lato sinistro per chi guarda, presenta una cornice all’interno della quale è scolpita la frase: “A imperitura memoria dei 500 soldati italiani che cedendo sul colle di Dogali pel ferro abissino il 26 gennaio 1887 resuscitarono nel popolo e nell’esercito lo spirito di Regolo e di Scipione e resero democratica la gloria”.

Al barocco tipico della “Firenze del Sud”, risponde invece lo stile delle altre due porte leccesi: Porta Rudiae e Porta San Biagio, ricostruite sulle rovine di altri “passaggi”, rispettivamente nel 1703 e nel 1774.

La prima guarda in direzione dell’antica Rudiae messapica e romana, un tempo ben più grande, importante e potente della vicina Lupiae, la seconda in direzione della Torre del Parco, laddove un tempo, ai margini della campagna aperta, si concludeva la passeggiata dei leccesi.

Alle parti interne di scarso pregio architettonico, in entrambe fa da contrasto – per così dire – la ricchezza di statue, fregi e ghirigori delle facciate principali. Quella di Porta Rudiae reca sulla sommità, al centro, la Statua del Patrono, Sant’Oronzo, e di Sant’Irene e San Domenico ai lati.

Sulla sommità di Porta San Biagio, è invece la Statua del Santo a cui si deve il nome, la cui cappella votiva ad esso dedicata, si trovava nei pressi.

Per tornare a Porta Rudiae, è da dire che le quattro colonne, due per parte, che si trovano ai lati, sono sormontate da altrettanti busti dedicati ai leggendari fondatori di Lecce. Sul lato sinistro per chi guarda, sono Euippa e Malennio, e sull’altro, Dauno ed Idomeneo. Di essi si trovano tracce nel volume del 1634 “La Lecce sacra” del prelato Giulio Cesare Infantino (1581-1636), laddove si dice che: “Malennio, figlio di Dasummo, il quale nacque da Sale, figlio del re di Creta. Malennio, diventato re di Lecce e dei salentini, ebbe due figli, Dauno ed Euippa. Quest’ultima successe al trono quando Dauno prematuramente scomparve. Quindi sposò il cretese Idomeneo, che già in precedenza aveva cercato di conquistare la città con la forza”.

Toti Bellone

© Riproduzione riservata

Foto in alto: Porta San Martino in un’incisione del Pacichelli

 

Porta San Martino in un’antica immagine

La facciata di Porta Napoli con lo stemma degli Asburgo

Porta Napoli già Porta Reale o di San Giusto vista dal retro

La colonna con la statua di San Giusto

La “bella” Porta Rudiae

La parte interna di Porta Rudiae

Porta San Biagio

La facciata interna di Porta San Biagio