La ricerca: -30% di piogge in Puglia, con punte record in alcune aree del -60% circa
Cia, Agricoltori Italiani della Puglia, chiede ufficialmente alla Regione che si attivi presso il Mipaaf per la dichiarazione dello stato di calamità, in favore di tutto il territorio regionale. Il motivo della richiesta risiede nelle conseguenze di siccità e caldo torrido che, negli ultimi mesi e dopo le gelate di aprile, hanno gravemente danneggiato le colture cerealicole, quelle orticole, i mandorleti, gli uliveti e i vigneti.
“I danni sono ingenti – viene spiegato in una nota di Cia Puglia – e riguardano tutte le province pugliesi, dal Foggiano alla Bat, dall’area metropolitana di Bari ai Comuni (capoluogo compreso) del Tarantino, fino a tutta la provincia di Brindisi, di Lecce e alla zona dell’intero Salento”.
Per le colture cerealicole, ad esempio, l’aumento di quanto riconosciuto ai produttori in moltissimi casi non riesce a compensare i mancati introiti derivanti dalla resa minore per ettaro causata dagli eventi atmosferici estremi che hanno colpito i campi.
Una situazione ancora più grave, invece, ha caratterizzato la stagione delle angurie, penalizzata sia dalle conseguenze di caldo e siccità sia dal calo vertiginoso dei prezzi accordati ai produttori.
Per i vigneti, l’inizio della prima fase della vendemmia per alcune specifiche tipologie di uva segnala una diminuzione delle quantità e, allo stesso tempo, un’ottima tenuta della qualità.
C’è preoccupazione per gli oliveti e la prossima apertura della stagione olivicola, caratterizzata nelle ultime settimane da irrigazioni suppletive e d’emergenza necessarie per limitare gli effetti dal caldo torrido abbattutosi sulla Puglia a partire da giugno.
Un discorso a parte merita l’apicoltura, che ha subito un decremento produttivo dal 30% al 50%, e per la quale Cia, Agricoltori della Puglia, ha già chiesto la dichiarazione dello Stato di Calamità secondo quanto previsto dal’art. 71 del D.L. 73 del 25 maggio 2021, Sostegni – Bis.
Pioggia in Puglia, meno 30%. A confermare scientificamente i dati drammatici relativi alla siccità in Puglia è la ricerca realizzata da Alessandro Di Leo per il Centro Meteo Pugliese. “Mediamente – si legge nello studio pubblicato oggi – quest’anno in Puglia è caduto il 30% in meno di pioggia rispetto al normale, considerando tutte le stazioni meteo della protezione civile e prendendo a riferimento le medie pluviometriche dal 1991 al 2020.
Nel Barese, che in media ha perso il 42,6% di pioggia, il record negativo spetta al territorio di Altamura (-54,5%). Nella Bat, spicca il dato di Spinazzola (-51,7%). Nel Foggiano, Manfredonia registra un -32,4%. In provincia di Brindisi, San Pancrazio Salentino raggiunge il -55,8%. Nel Leccese, record negativo per Masseria Monteruga con un -57,7%. In provincia di Taranto, il valore più negativo spetta a Martina Franca dove l’acqua caduta sui campi è diminuita del 34%.
UN’ESCLUSIONE INCOMPRENSIBILE. “Non si capisce il perché a proposito delle ultime gelate” – afferma Raffaele Carrabba, presidente di Cia Puglia – il Comune di Taranto, alcuni comuni del Barese e della provincia Barletta-Andria-Trani, siano stati esclusi dalla declaratoria regionale e dalla possibilità di accedere agli indennizzi previsti dalla legge 102/2004”. Inoltre la circolare Mipaaf – Disr 06 – prot. 0359320 del 6 agosto 2021, anziché attuare una semplificazione, aumenta gli adempimenti burocratici a carico delle imprese con nuovi e più complicati calcoli inerenti ai danni da quantificare. Calcolare i danni, dunque, sarà ancora più complicato, considerando anche la situazione in cui versano moltissime amministrazioni comunali, che non sono in grado di fare le istruttorie necessarie per le note carenze di personale. Basti pensare che ancora aspettiamo il pagamento delle calamità atmosferiche del 2017 e del 2018”.
STATO DI SOFFERENZA. Più in generale, Cia Puglia segnala da mesi uno stato di profonda difficoltà per il comparto primario pugliese. La crisi delle aziende zootecniche, la questione dei prezzi al ribasso che appare irrisolta e mai affrontata strutturalmente, il balzo assoluto dei costi di produzione e l’enorme dramma delle campagne prese di mira dalla criminalità con furti e devastanti atti d’intimidazione sono macigni che pesano enormemente su possibilità e voglia di rilancio del comparto primario. A tutto questo, poi, si aggiunge il problema riguardante i danni da fauna selvatica e il pericolo crescente rappresentato dal proliferare incontrollato soprattutto dei cinghiali.
“Sono tutte questioni che attendono di essere affrontare strutturalmente – conclude Carrabba – attraverso una sapiente programmazione che individui priorità d’intervento e risorse anche nell’ambito del Pnrr”.
Comunicato