Intervista - 22 Set 2024

Intelligenza artificiale, Poletti: “Se la rivoluzione in atto non promuoverà il benessere di tutti, sarà un’involuzione dell’umanità”

Oggi, domenica 22 settembre 2024, dalle 20, nel chiostro del Convento “Madonna della Visitazione” a Salice Salentino, si terrà un incontro sul tema “Intelligenza artificiale vs intelligenza naturale”. Parteciperanno Filippo Poletti, Nandu Popu e Carmelo Greco


Spazio Aperto Salento

“Intelligenza artificiale vs intelligenza naturale”. È il tema dell’incontro che si terrà oggi, domenica 22 settembre 2024, dalle 20, nel chiostro del Convento “Madonna della Visitazione”, a Salice Salentino. All’iniziativa, promossa dal Comune nell’ambito della rassegna “Salice comunità che legge” coordinata dall’assessore Luigi Palazzo, parteciperanno Nandu Popu (Fernando Blasi), frontman dei Sud Sound System, e Filippo Poletti (in foto), giornalista, saggista, comunicatore d’impresa, speaker e formatore. Gli illustri ospiti dialogheranno con Carmelo Greco, giornalista professionista.

L’argomento che sarà al centro della serata, in primo luogo per gli aspetti tecnologici “rivoluzionari” che si riflettono sulla società e per il forte dibattito che si è determinato negli ultimi anni intorno alle innumerevoli applicazioni dell’Intelligenza artificiale, sarà sviluppato partendo dall’ultimo volume di Filippo Poletti, dal titolo “Smart Leadership Canvas. Come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello” (scritto con Alberto Ferraris), pubblicato da “Guerini next” nel 2023.

A Poletti, anche per ottenere “anticipazioni” sugli interessanti aspetti che saranno trattati stasera, abbiamo rivolto alcune domande.   

Il tema d’attualità dell’incontro di oggi a Salice Salentino riguarda il rapporto fra Intelligenza artificiale e Intelligenza naturale. Filippo Poletti, cosa significa essere già nell’era dell’intelligenza artificiale?

«Siamo entrati in quella che chiamo l’IAcene, ossia l’epoca in cui l’intelligenza artificiale collabora con quella umana. Siamo di fronte a un Rinascimento tecnologico che, tra le tante caratteristiche, ne ha una molto particolare: l’IAcene è dominata dalla “general purpose technology”, ossia dalla tecnologia che si adatta a moltissimi impieghi. Non parliamo, infatti, di una “single purpose technology”, alla lettera una tecnologia con un singolo scopo, ma di una tecnologia che interessa tutto il mondo del lavoro e non solo».

Quali sono attualmente gli ambiti e i limiti per una coesistenza complementare e proficua?

«Non può esserci oggi l’intelligenza artificiale generativa senza quella umana. L’Italia sta affrontando questa rivoluzione e, come ci dicono i dati di Anitec-Assinform, il 6,2 per cento delle aziende italiane con almeno 10 dipendenti ha già adottato l’intelligenza artificiale con una netta prevalenza, tuttavia, delle grandi aziende che operano in settori come quello bancario e delle telecomunicazioni. È sulle piccole aziende, oltre che su quelle medie e grandi, che occorre puntare l’attenzione a livello italiano, affinché non si creino aziende di serie AI e aziende di serie B».

La prospettiva in cui l’IA affianca e arricchisce sempre più quella umana (nei vari contesti, lavorativi, economici, sanitari, scientifici, eccetera) può comportare rischi d’esclusione del ruolo attivo dell’Intelligenza naturale, fino al punto, ad esempio, di tagliare posti di lavoro? 

«La rivoluzione dell’intelligenza artificiale è una medaglia a due facce: si ipotizza che ridurrà i posti di lavori con mansioni ripetitive, ma, dall’altra parte, si prevede che trasformerà la natura di molti lavori, creando nuove opportunità. Secondo il rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, l’agenzia delle Nazioni Unite, nei Paesi più ricchi il 5,5 per cento dell’occupazione sarà esposto agli effetti dell’automazione dell’intelligenza artificiale generativa. Nel campo della sanità, ad esempio, si diffonderanno sempre di più gli “analisti dei dati sanitari” che analizzeranno i dati con l’intelligenza artificiale per fare diagnosi precise. Oppure, nel settore agricolo, ci saranno gli “agrotecnologi”, che utilizzeranno l’intelligenza artificiale per capire esattamente quali centimetri di terreno dovranno essere seminati o irrigati. Sotto questo aspetto, la rivoluzione in atto non è dissimile da altre già avvenute in passato, in ambito industriale. È noto il principio della “disoccupazione tecnologica”, proposto dal più influente economista del Novecento, John Keynes: il cambiamento tecnologico può causare la perdita di lavoro nel breve termine, compensata però dalla creazione di nuovi posti a lungo termine. Pensiamo all’Ottocento, durante il quale l’avvento della macchina fece nascere il mestiere del meccanico a scapito di quello del veterinario».

Si va verso un futuro caratterizzato sempre più dal possibile sopravvento dell’IA?

«Stiamo andando verso un futuro che vedrà sempre di più la collaborazione tra l’intelligenza artificiale generativa e quella umana. Un esempio concreto è quello del servizio ai clienti della compagnia Wind: le relazioni con i clienti sono curate oggi per il 60 per cento dall’intelligenza artificiale e per il 40 per cento dalle persone, riservando a queste ultime le relazioni con i clienti che richiedono l’intervento umano. L’intelligenza artificiale non ha avuto la meglio su quella umana, ma ha liberato tempo a quest’ultima, permettendole di dedicarsi a lavori ad alto valore aggiunto».

Come l’Intelligenza naturale può avvalersi dell’Intelligenza artificiale per l’innovazione e lo sviluppo di realtà con maggiore inclusività, sostenibilità e adeguate opportunità per tutti i popoli?

«Provo a concentrarmi sul tema della sostenibilità. Davanti a noi abbiamo una grande sfida, quella dell’AIbility, parola formata unendo “IA” (o “AI”) e “sustainability” o sostenibilità. Ne parlò Yuval Noah Harari nel libro dal titolo “21 lezioni per il XXI secolo”: in stato di veglia il nostro cervello consuma tra 10 e i 20 watt. L’intelligenza artificiale è molto “sprecona”: una rete artificiale divora, in una singola operazione, l’energia con cui è alimentata per due mesi una sfarzosa villa hollywoodiana. I modelli neurali di riconoscimento vocale sono ancora più energivori. Occorrerà, in sintesi, sviluppare una “tiny artificial intelligence”, ossia modelli di “machine learning” altamente efficienti. È ciò che possiamo e dobbiamo fare, non perdendo mai di vista il grande tema dell’inclusività: se la rivoluzione in atto non sarà per tutti e non promuoverà il benessere di tutti, sarà un’involuzione dell’umanità».

Rosario Faggiano
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Filippo Poletti è il giornalista più seguito su LinkedIn in Italia, milanese con executive MBA alla POLIMI Graduate School of Management. TEDx speaker, dal 2017 cura su LinkedIn una rubrica giornaliera dedicata ai cambiamenti delle professioni. Il suo profilo è stato inserito da WikiMilano tra i protagonisti della metropoli italiana. Speaker e giornalista professionista ha collaborato con oltre 30 testate come il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore. Tra i suoi i libri “Tempo di IoP: Intranet of People”, “MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose” e “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale” e in uscita “L’arte dell’ascolto: musica al lavoro”.